giovedì 24 aprile 2014

Niente foto, niente scrap

Domandona per tutte le scrapper!
Considerato che la principale se non esclusiva fonte di ispirazione per i lavori scrap sono le foto dei figli, i loro piccoli progressi, le cose buffe, le parole e le frasi che ci piacerà di ricordare in un lontano futuro, la faccia che avevano a cinque, dieci, quindici anni, la cartella della prima elementare, la colazione preferita, i cartoni animati che non si possono perdere per nessuna ragione al mondo, le scarpe e la maglia indossati quel Natale, la torta di quel compleanno, l'apparecchio dei denti, l'amico del cuore delle elementari, la varicella, il primo giro sulla giostra, la prima volta al cinema, quel taglio di capelli.... insomma tutto ciò che i nostri figli hanno fatto, detto, pensato, intuito, il modo in cui sono venuti su, ed il nostro stupore nel vederli crescere, quel misto di sorpresa, orgoglio e paura che ogni madre, ogni genitore prova di fronte alle maglie che si accorciano, alle scarpe che vanno strette, agli anni che passano e alle classi di scuola che avanzano, era ieri che facevi l'asilo e guardati oggi sei in prima liceo...
 ..considerato tutto questo, e considerato che, per me come per molte di voi, la principale fonte di ispirazione è sempre stato mio figlio, Puzzola da piccolo, e poi un po' più grande, e poi decisamente grande, e adesso addirittura adolescente....
 ....quando un figlio di quindici anni ti dice, con tutto il garbo di cui è capace, con la ruvida tenerezza della sua età che, si, forse è il caso che la smetta di fare tutte queste foto perché, insomma, è chiaro, lampante, evidente a tutti che non ha più due anni, e che una madre foto-dipendente è quasi, come dire, ehm, imbarazzante, e che lui, insomma, difficile da dire, ma, sì, tutte queste foto sono una grandissima rottura....
... CHE SI FA, MIE CARE SCRAPPER, come ci si organizza, di cosa si fanno parlare le nostre pagine ora che tuo figlio dice (implora, ingiunge, ordina): "BASTA FOTO"????
 
 
 
 
 

martedì 22 aprile 2014

Country girl

Ho letto "Ragazze di campagna " molti anni fa, e sinceramente me lo ricordo poco; ricordo l'impressione di un mondo molto chiuso, opprimente, bigotto, e le scelte drastiche e sane di due ragazze diverse ma amiche... Quando ho visto in libreria l'autobiografia di Edna O'Brien quel frammento di ricordo si è girato su sé stesso, come a raccogliere una luce speciale, e brillando per un istante mi ha sussurrato "leggimi".....
  E' stata un'intuizione vincente, perché la lettura è stata interessante, come lo è stata senz'altro la vita di questa scrittrice coraggiosa e autodidatta, dotata di una prosa fluida e interessante, che si è mossa nel mondo e nella vita con la salutare determinazione di lasciarsi alle spalle l'ambiente soffocante in cui era nata, l'indifferenza del padre, la cieca e paurosa visione della madre, il cupo mutismo, misto a invidia e livore, del marito, per gettarsi a capofitto nell'avventura di scrivere, nella Londra degli anni 60; con qualche eccesso e molti errori, tutti quelli che si era costretti a inanellare per scrollarsi di dosso l'insopportabile fardello delle proprie origini....
 

giovedì 10 aprile 2014

Due comodini

 
Stessa casa, stesso giorno e stessa ora.... due comodini diversi: io e Puzzola...

martedì 8 aprile 2014

Una decina di cose da sapere per rendere la propria vita straordinaria

 Librino dedicato (neanche a dirlo) a Puzzola. Una decina di regole per fare della propria vita qualcosa di unico e irripetibile. Perché si sa: ogni uomo nasce come molte altri e muore come uno solo...



















 

domenica 6 aprile 2014

Puzzola, anzi Snabbitz


Giovanni, ovvero Puzzola è un appassionato di video giochi, ma proprio appassionato appassionato! Difficile staccarlo dalla tastiera nel fine settimana (l'unico giorno in cui ha il permesso di giocare, perché durante la settimana c'è da fare un sacco di altre cose, almeno in base alle regole dell'autoritaria e dispotica madre del ragazzo!); forse solo l'urgenza della fame, della sete, del sonno (e del bagno...) lo distolgono dal gioco, dal contatto con tutti gli altri appassionati di questa roba, e dal quel gergo maledetto e incomprensibile che - l'ho imparato a mie spese - si chiama "slang VIDEOLUDICO".....



In questo poco rassicurante mondo popolato di zombie sanguinanti, di militari paranoidi e bellicosi, di sopravvissuti all'ultima sciagura che ha del tutto annientato il genere umano, lui, il mio Puzzola, il ragazzino che conoscevo, si muove con grande sicurezza, sprezzante del pericolo (immaginario), vagamente crudele nei  confronti del nemico, per niente schifato dalla considerevole quantità di sangue e materia cerebrale che con realismo macabro si appiccica allo schermo ad ogni sparo (sorry, shoot) che si sente risuonare e che terrorizza quelle povere gatte che, quando lui gioca, scappano via il più lontano possibile... In questo mondo alternativo e apocalittico, lui, il mio solito Puzzola, non si chiama Puzzola o (al secolo) Giovanni, ma Snabbitz, nick scelto prendendo a prestito il nome di un sinistro personaggio (ma che al confronto con quelli che popolano i videogiochi è una margheritina) protagonista di una fiaba inventata per lui quando era piccino. Che - a pensarci bene - se i risultati di un'educazione fatta di fiabe, di giochi tranquilli, di disegni, colori e pasticci in cucina sono questi... forse era meglio se piantavo begonie o cucinavo budini ... Comunque, il quadretto che ho preparato per lui - foto con scritta e cuoricione applicato, il tutto segnalato come si deve da una  freccia che si vede bene anche in mezzo ad un banco di nebbia - lo ritrae - Snabbitz - alle prese con il suo gioco preferito, in una normale domenica di questi tempi...

giovedì 3 aprile 2014

la città ferita

 


 
La mia è una città ferita. Trenta metri di mura medievali sono venute giù un livido giorno di pioggia ostinata, e più di recente uno sperone di muro che sorregge l'acropoli etrusca, in pieno centro storico, a due passi da Piazza dei Priori, dalla mia stessa casa. E quando la tua città è ferita - quello squarcio che a mala pena i tendoni di plastica coprono con il pudore che si riserverebbe ad un corpo ferito e nudo - quando i luoghi che conosci da sempre non sono più gli stessi e fai fatica a riconoscerli, e non possono essere più le stesse neanche le tue abitudini - il caffè al solito posto, lo sguardo distratto che butti passando di fretta nelle strade di sempre, come ad un quadro appeso alle pareti di casa tua, come la faccia del giornalaio che è lì da secoli, sempre lui, un'istituzione, la placida certezza che tutto cambia ma qualcosa grazieadio no - quando le cose intorno a te, i colori della piazza, o il movimento della gente, i rumori dei giorni di lavoro ed il silenzio della domenica non sono più gli stessi e nell'aria c'è qualcosa di diverso, un odore di nuovom di terra smossa, di radici sradicate, di fango rimosso; quando la tua città è ferita, lo sei un po' anche te, le tue stupide certezze, la tua voglia di tornare, il tramonto sempre uguale sulle mura che non che non ci sono più.