lunedì 26 settembre 2016

Harry Potter e la maledizione dell'erede - Perchè dico NO


Quel giorno di dicembre del 2001 avevo la febbre. Non tanta da stare malissimo ma abbastanza da costringermi a stare a casa e a non andare al lavoro. Avevo anche un solenne giramento dei cosiddetti, perchè con l'influenza ed il bimbo piccino che quell'inverno era malato un giorno sì e quello dopo pure,  preferii farlo stare a casa dalla nonna ed evitargli il rischio di una nuova malattia.  Ma averlo lontano mi infastidiva, mi incupiva e rendeva il mio umore se possibile ancora peggiore. Dopo qualche ora dal mio risveglio febbricitante e un paio di aspirine, presi per la prima volta in mano un librino ordinato a IBS ed arrivato qualche giorno prima. Un librino di quasi 300 pagine, in parte illustrato, dalla copertina nei toni dell'azzurro e del verde e con l'immagine di un bambino con un enorme paio di occhiali e un improbabile cappello a punta.
Iniziai a leggere poco prima dell'ora di pranzo.
Mi fermai solo sette anni e sei volumi dopo.
Era il primo Harry Potter che leggevo, e avevo 34 anni.
Ne parlai qualche settimana dopo a Finaz, il fratello di mio marito, musicista frichettone e uomo di solida cultura umanistica ed altrettanto solida formazione filosofica, che prese il mio "sai, ho appena letto un libro che parla di un maghetto che frequenta una scuola per maghi in erba e fa incantesimi, ed ha una bacchetta  magica e tanti amici maghi come lui" con educato distacco e palese scetticismo, ossia con la faccia di quello che pensa che sua cognata sia ormai del tutto fumata. Salvo richiamarmi qualche settimana dopo per dirmi che, lui, nel frattempo aveva letto anche la "Camera dei segreti", "Il prigioniero di Azkaban" e "Il calice di fuoco", e che, no, non credeva proprio di farcela ad aspettare chissà quanto, forse anni, prima che quella benedetta donna della Rowling scrivesse e pubblicasse un altro libro, il quinto libro della serie, e che quella lettura lo aveva completamente frastornato e messo di fronte all'inaccettabile ed inebriante consapevolezza che anche i filosofi come lui possono leggere libri per ragazzi - all'epoca a noi tali sembravano - che parlano di maghetti occhialuti. Anche lui, come me, non era un ragazzino, ma un adulto trentaduenne.
Già questo basterebbe a rendere la misura di cosa sia per me HP, e di quanto la saga inventata dalla R., una perfetta, equilibrata, compatta e coerente costruzione di un mondo fantastico e del tutto verosimile, abbia lavorato dentro di me, conquistandosi un posto speciale. Che detto così sembra davvero esagerato, ma a pensarci bene neanche poi tanto... Amo Harry Potter per tanti motivi. Perchè, come ho già detto, mi stupisce ogni volta la capacità con la quale la Rowling  ha inventato questo mondo parallelo e distante dalla realtà, in cui esistono la play station e la nimbus 2000, le pistole dei babbani e le bacchette magiche dei maghi, i primi ministri di Gran Bretagna e il Ministro della Magia. Senza sbavature, in modo del tutto logico e coerente ma sempre incredibilmente fuori dalla realtà, fuori cioè dalla realtà babbana e dentro, sempre dentro, la realtà "altra", quella magica. Per la potenza dei personaggi, per la loro bellezza, per la loro malvagità, per la loro generosità ed il loro coraggio. Coraggiosi come Harry, intelligenti come Hermione, irrevocabilmente malvagi e folli come Voldemort. Straordinari, come Silente , il personaggio che più di altri ho amato, arguto, saggio, profondamente giusto, ma con quel filo di opacità che lo rende autenticamente umano, e forse anche un po' vulnerabile. Coraggiosi oltre ogni limite come Piton, capace di farsi carico di una pessima reputazione del tutto immeritata in nome di un amore mai dimenticato. Per i messaggi che percorrono il tessuto di tutta l'opera, come l'ordito di un tessuto prezioso: l'amicizia, la lealtà, la forza del gruppo, l'unicità dell'individuo e la sua personale responsabilità, verso gli altri e verso sé stessi. La necessità di scegliere da che parte stare, e di fare ciò che è giusto, non ciò che è semplicemente facile. E il primato delle scelte sull' ineluttabilità del destino, con buona pace della predestinazione e di tutto ciò che gli ruota intorno. E la  tolleranza, il rispetto per la diversità, contro ogni tentativo di emarginare, di discriminare, di sopprimere in nome di una presunta superiorità di qualcuno su tutti gli altri. E poi pagine e pagine di una scrittura chiara, limpida, avvincente. Pagine piene di sorrisi, di trovate geniali. Pagine con un ritmo da farti venire il fiato grosso, o intrise di una tristezza, di un rimpianto, di un dolore che prendono allo stomaco e fai fatica a ricacciare indietro le lacrime. Pagine che alla fine finiscono e ne vorresti molte, molte di più, mai sai che non ce ne saranno e che è giusto così, perché la saga è durata anche troppo, e non c'è più niente da dire, e le parole finiscono esattamente nel momento in cui devono finire, risucchiando nel rettangolo della pagina la forza, le impressioni suscitate, l'energia che quest'opera ha liberato e sempre libera, ad ogni nuova, l'ennesima, rilettura.
E mettendoci un punto, senza un a capo. Perché l'a capo sarebbe una forzatura, l'inutile annacquarsi di un liquido che ha sapore e profumo esattamente così com'è, e di più sarebbe troppo, sarebbe male. Sarebbe sbagliato. Per questo penso che non leggerò questo nuovo testo, che non riesco neanche a chiamare come viene per lo più chiamato, l'ottavo capitolo della saga di Harry Potter. La saga si è chiusa, per me, con la morte di Silente e quella di Voldemort, con Harry che spezza la bacchetta di sambuco e seppellisce i morti della battaglia di Hogwart. La saga è finita, o meglio si è chiusa, nella sua compatta ed inalterabile bellezza con i "Doni della Morte". E non ci sono bambini maledetti che possano aggiungere neanche un grammo in più alla potenza di una storia che merita ed ha un posto speciale dentro di me, nell'ampia ed affollata stanza dedicata alle letture memorabili.


versione in latino....e poi ditemi se non sono fissata....

2 commenti:

  1. Io ho letto solo il primo, all'incirca all'età in cui lo hai letto tu. Non ho continuato perché volevo che passasse l'effetto-moda che odio tanto, soprattutto quando si parla di libri.
    Quindi mi riservo di risponderti tra un po', quando avrò deciso se quella furia bruciante di leggere - no: fagocitare! - le novità è passata e ricomincerò, finalmente, a sognare e magheggiare con Harry... :)

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  2. Io li ho divorati tutti, come te, in età adulta... una passione bruciante che mi faceva anelare ogni nuova uscita e che, mi faceva sempre sperare la storia non finisse mai, anche se poi, sappiamo bene è andata a finire così.
    Ed è per questo che so già, che non resisterò ancora per molto dal leggere pure questo (di cui persone fidate ne hanno parlato solo bene). ;)

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