martedì 6 dicembre 2016

L'infinita bellezza dell'essere fragili



Qualche settimana fa ho letto “L’arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia, un lungo epistolario, un viaggio alla ricerca del senso delle cose, una lunga conversazione immaginaria con Giacomo Leopardi, rivelatrice dell'assoluta bellezza della poesia di questo autore…
... e le sensazioni che questa lettura mi ha suscitato ho bisogno di condividerle, soprattutto quelle che riguardano la più famosa, probabilmente, poesia di Leopardi ossia “L’Infinito”….
L’Infinito” è una delle più belle poesie di Leopardi, e una delle più belle della letteratura italiana di ogni tempo, e - per quello che mi riguarda - forse la più bella del suo periodo

Detto questo, in sé banale, trovo che ’”I’infinito” sia un testo carico di fascino, di suggestioni,  affine come poche altre cose alla mia sensibilità e, con un parolone che però voglio proprio usare, alla mia ANIMA.
Perché mi piace così tanto questa poesia di un autore morto troppo giovane dopo aver vissuto una vita irrisolta e fondamentalmente triste, eppure così straordinario, così diverso da tutti gli altri, suoi contemporanei e non? E poi, perché mi piace tanto Leopardi, autore tanto amato fin dai tempi del liceo?
Leggere la poesia e chiudere gli occhi significa vedere il cielo, l’orizzonte, la siepe, il paesaggio dolce e sinuoso delle Marche, le colline, i campi a perdita d’occhio che la vista quasi non riesce ad abbracciare…e significa sentirlo, nello stomaco e nella mente, quel sentimento misto di abbandono e di timore, di ebbrezza e di paura, che si prova di fronte a ciò che sfugge alla nostra comprensione, alla nostra capacità di controllo…E le parole. Il fascino di quelle parole, che fluiscono liquide e leggere, dall’”ermo colle” alla “siepe” giù giù fino agli “infiniti spazi”, che si aprono verso l’orizzonte ed allargano lo sguardo, si dilatano nell’infinito del paesaggio e del cuore e infine si tuffano in un oceano di sentimenti e di emozioni….
 
 
 
 
 
 
Foto tratta dal film “Il Giovane favoloso”, di M. Martone
Quanto a Leopardi in generale, l’ho sempre trovato geniale, dotato di un genio libero e - a dispetto di tanti critici - vitale, pieno di ardore, di passione, di entusiasmo, di curiosità infinita….Un giovane che si è fatto domande difficili, cercando una risposta, a volte trovandola, a volte trovandone una che non soddisfa, che non consola, che non può farti stare bene ma che in un modo o nell’altro devi accettare perché altre non ce ne sono e non si può che prendere atto delle cose… o forse no, da cui la rabbia, la rivolta contro la Storia e alla fine contro la Natura e lo stesso essere uomini…Per quanto mi riguarda, credo sia questa la cosa più bella donatami dalla lettura di questo autore: la passione per la vita e per il mondo, la sete di conoscenza e l’urgenza della curiosità, e poi, alla fine, l’amara, matura consapevolezza della verità del mondo e delle cose….
Foto tratta dal film “Il Giovane favoloso”, di M. Martone
Pessimista? Sfigato? Si, certo, pessimista, come può esserlo una persona consapevole di certi meccanismi, di un certo modo che hanno i fatti e la storia di accadere, consapevole anche del modo in cui i fatti della sua vita, della sua personale esperienza terrena accadevano; una consapevolezza che forse abbiamo anche noi, che anch’io ho, solo che la grande differenza tra noi e lui, tra me e lui, consiste nella padronanza, che lui aveva e che io non ho,
degli strumenti necessari a decrittare la realtà, a svelare l’inganno,
e a raccontarcelo, questo svelamento, con parole intrise di tristezza, vibranti di rabbia, accorate, disperate e, alla fine, BELLISSIME.
 Sfigato? Si, forse, ma che significa poi alla fine “sfigato”? Uno che non ha successo, che non riesce a realizzare sogni o più concretamente progetti di vita? Che non ce la fa a dare un verso alla propria esistenza, ad incanalarla nei binari giusti, possibilmente quelli che si desiderano?
Quanti di noi potrebbero dire altrettanto della propria, di esistenza?
Ci sono - e ci sono state - fasi della mia vita in cui il sospetto, o il timore o addirittura la certezza di esserlo (sfigata) mi hanno accompagnato, e se in qualche modo ho cercato – a volte riuscendoci a volte no - di cambiare il corso delle cose è forse solo perché di tempo a disposizione ne ho avuto più di quanto ne abbia avuto lui, morto così giovane;
o forse solo perché la mia sensibilità, meno intensa, meno profonda della sua, mi ha consentito di non soccombere alle mie stesse emozioni, alla mia stessa sofferenza…
La mia professoressa del liceo, tipo sensibilissimo e amante del bello, ci parlava di lui con un tale entusiasmo, con un tale trasporto che quasi le mancava il fiato in gola, e allora faceva finta di tossicchiare nella manica del golf di lana, perché, va bene la passione, va bene il lasciarsi trascinare dalle parole, ma a tutto c’è un limite, in fondo….Leopardi fa questo effetto a molti, c’è poco da dire o da questionare, con buona pace di quanti ancora lo considerano un insopportabile lagnone (ma come si può…)….
Quella passione me l’ha trasmessa, e ancora rimane se sono qui ad occuparmi di lui, con parole traballanti ed incerte, un niente rispetto a quelle di D’Avenia, ma sentite e ancora brucianti….
Infinito è cioè che per definizione non ha limite …come il cielo sopra di noi, la distanza che ci separa dalle stelle o dalle persone care che non ci sono più….
Infinito è l’amore per un figlio, quel senso di calore che ti invade ogni volta che i tuoi pensieri scivolano nella sua direzione, e provi come un intenso bruciore, da qualche parte nei paraggi dello stomaco, che ti segnala – caso mai ce ne fosse bisogno – che tutto può accadere al mondo tranne che tu smetta di pensare a lui e al suo bene….

Qualcosa che si inserisce nella trama di ogni giorno, di ogni singolo tuo giorno, e che semplicemente ti fa preoccupare del suo ritardo nel tornare a casa, dei suoi voti a scuola, di ciò che mangerà per pranzo, dei suoi progetti per il futuro, della sua felicità presente e di quella futura, della sua salute e di come sia possibile che la vita gli risparmi, non per sempre purtroppo, delusioni o dolori….
 
Infinito infine è il senso di smarrimento che proviamo di fronte a cose più grandi di noi, cose come il silenzio, lo spazio, l’orizzonte su cui ognuno di noi vede o non vede baluginare l’idea di Dio, o del destino, o di chissà che….

 
Infinite, infine, sono le risposte che noi tutti possiamo dare a quest’unica domanda, così lontana dagli affanni di ogni giorno, dalla nostra piccola quotidianità fatta di scadenze, appuntamenti, cose da ricordare, eppure così importante da meritare sempre uno sforzo, un pensiero, un attimo di pausa per riflettere:
c’è qualcosa oltre la siepe, al di là di quel confine immaginario che taglia di netto l’orizzonte, separando terra e cielo, e lo nasconde ai nostri occhi di mortali?
Bella domanda davvero. Bella e difficile anche la risposta, e, per paradosso, sempre giusta, qualunque essa sia….

4 commenti:

  1. Condivido quasi ogni parola... e anche l'atteggiamento della tua prof! I miei studenti sono convinti che io sia perdutamente innamorata di Leopardi: e come non esserlo?!
    Per ricambiare il dono che hai fatto condividendo le tue emozioni, ti lascio questo link... https://youtu.be/4v5dT3muuKc dal minuto 1:19 circa. Ma anche tutto, se hai tempo. Però lì sta il collegamento ;)
    Un abbraccio forte!!!

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  2. Inizio a leggerlo stasera questo libro, io che proprio a Leopardi devo il mio nome... <3
    E appena sono libera (e sola) guardo anche il link di Tobina! Grazie infinite (!) per le riflessioni, che fanno sempre bene al cuore!

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  3. Wow!!!
    non ho letto il libro, ultimamente leggo solo in inglese per ampliare la mia dialettica inglese, ma lo metto nella lista di quelli da leggere.
    E Leopardi è piaciuto davvero anche a me.. Anche se ammetto di non averlo studiato come avrei voluto all'epoca della scuola, ma spero di avere del tempo per recuperare!!!

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