mercoledì 5 ottobre 2016

"Un giorno di festa" - recensione


Tutto ha inizio, e fine, in un’unica giornata del Marzo 1924, una giornata di festa, il Mothering Sunday, in Inghilterra. La grande guerra si è da poco conclusa, portandosi via moltissime giovani vite e lasciando dietro di sé una lunga scia di lutti e di dolore, famiglie scompaginate, madri in lacrime, stanze vuote, insomma tutto il complesso, amaro, bruciante groviglio di negatività che la guerra porta sempre con sé, a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi tempo.
Ma la guerra è finita, è sullo sfondo, indimenticabile ma già lontana; è invece una bella domenica di marzo, e la liturgia della festa prevede che ci siano picnic sull’erba, visite al vicinato, panieri preparati dalla servitù e viaggi in auto scoperta. Due famiglie importanti del Berkshire, i Niven e gli Sheringham, accolgono l’invito rivolto da un’altra famiglia del circondario, gli Obday, a trascorrere insieme il giorno di festa. Ci saranno sandwich da mangiare, calici da alzare brindando, e un argomento di cui parlare, in particolare, perchè le nozze tra Paul Sheringham, il figlio superstite, il solo rimasto, e Emma Obday sono ormai alle porte, ed il matrimonio si preannuncia come l’evento più significativo dell’anno per la piccola comunità.
Nella giornata della Festa della mamma, anche la servitù ha il suo giorno libero, da trascorrere con la propria famiglia, ma Jane Fairchild, la giovane cameriera da qualche tempo a servizio dei Niven, non ha una famiglia a cui tornare, una madre a cui fare visita, no, perché lei non è neanche un’orfana, ma più precisante una “trovatella”, una bambina che la madre ha abbandonato e che altri hanno cresciuto in un orfanotrofio, una bambina, diventata donna, il cui destino sembra già scritto, confinato nel perimetro di un lavoro umile al servizio di una ricca famiglia. Ma Jane è diversa. Certo, fa il suo lavoro come tutte le altre, accende il fuoco, svuota i vasi da notte, serve in tavola, ma nel tempo libero dagli impegni di lavoro legge. Legge libri di avventura, quel genere di libri che non si confanno ad una signorina del tempo, figurarsi ad una cameriera; legge, incoraggiata – non senza un filo di paternalismo, per la verità – dal padrone di casa, che la asseconda e la consiglia, sempre stupito dell’interesse della ragazza per la lettura.
 La casa è vuota, i padroni sono usciti, il resto della servitù ha preso il proprio giorno libero. Jane è sola, e quando squilla il telefono nelle grandi stanze della dimora deserta, si precipita a rispondere; è Paul, il futuro sposo di Emma Obday, il suo amante, che la invita per la prima volta a casa sua….
Le ore che Jane trascorre con Paul saranno le ultime, ma lei ancora non lo sa; ore che ricorderà anche a distanza di molti anni, anche dopo essere diventata una scrittrice affermata e famosa….
Di questo libro mi è piaciuto tutto. L’ambientazione, che per molti versi mi ha ricordato “Espiazione” di MacEwan. I protagonisti, il giovane, raffinato, aristocratico Paul, rampollo di una nobile casata che senza alcun disagio tiene in piedi una relazione con la cameriera dei suoi vicini di casa pur essendo alla vigilia del matrimonio, volendole bene in fondo, come forse poteva voler bene ad una ragazza come Jane un giovane del rango e della formazione di Paul; Jane, sensuale, bella, avida di vita e di conoscenza, con l’insolita  - per una come lei – passione per la lettura. Jane che va a casa del suo amante, lo ama al “suo livello”, pienamente, liberamente, al suo pari.
Un libro bello, intenso, sensuale, che si legge in un soffio, perfetto nella storia, nella costruzione, nell’uso della lingua. Un paio di immagini credo mi rimarranno impresse più di altre, di questo libro: la lunga passeggiata che, una volta uscito di casa il suo amante, Jane fa nei locali della dimora deserta, completamente nuda, sfiorando le superfici dei mobili, le copertine dei libri, i tendaggi appesi alle finestre, una passeggiata simbolo di libertà ma anche di padronanza della situazione e di consapevolezza di sé… e la corsa in bicicletta nel ritorno verso casa, nell’aria tiepida di quel pomeriggio memorabile e terribile, con i pensieri che corrono più veloci delle ruote, l’aria che scorre sulla faccia, i sogni che prendono forma come nuvole sull’orizzonte….

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